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 << I film della Pollanet Squad (POLIZIESCO) >> 
Italia a mano armata (1976)  
Con
Maurizio Merli
(Doppiato da Pino Locchi)
Commissario Betti

Raymond Pellegrin
(Doppiato da Giuseppe Rinaldi)
Commissario Arpino

John Saxon
(Doppiato da Pino Colizzi)
Albertelli

Mirella D'Angelo
(Doppiato da Vittoria Febbi)
Luisa

Toni Ucci
Raffaele Cacace

Daniele Dublino
Luzzi, rapitore di bambini

Aldo Barberito
Maresciallo Ferrari

Sergio Fiorentini
Salvatore Mancuso, rapitore di bambini

Franco Borelli
Bertoli

Dino Mattielli
Attardi

Rocco Oppedisano
Rapinatore "Banca di Torino" e "Banca d'Italia"

Carlo Valli
Rocchi, rapitore di bambini

Marcello Monti
Torri, rapitore di bambini

Massimo Vanni
(Doppiato da Massimo Giuliani)
Massimo Fabbri, Agente Speciale

Fortunato Arena
(Doppiato da Glauco Onorato)
Carlo Morel

Antonio Maimone
Avvocato di Albertelli (*)

Philip Dallas
(Doppiato da Gianfranco Bellini)
Direttore del carcere (*)

Goffredo Unger
Complice rapinatori che guida l'auto (*)

Maurizio Mattioli
Carcerato che aiuta Capanna a scavalcare il muro (*)

Nestore Cavaricci
Uomo al club (*)

Bruno Rosa
Uomo cui hanno rapito il figlio (*)

Rina Mascetti
Donna cui hanno rapito il figlio (*)

Non identificato
Parente di uno dei bambini sequestrati (*)

Ugo Bombognini
Uomo all'ortomercato a cui Betti ruba l'auto (*)

Ovidio Taito
(Doppiato da Renato Mori)
Ovidio Carli, rapinatore (*)

Pino Caltagirone
Parente di uno dei bambini sequestrati (*)

Aristide Caporale
 (*)

Umberto Santolamazza
 (*)

Piergiorgio Plebani
Poliziotto (*)

Enzo Andronico
Antonio Boretti, ostaggio/complice alla "Banca d'Italia" (*)

Giovanni Vannini
Questore di Genova (*)

Antonio Spinnato
Secondino (*)

Nello Pazzafini
Carcerato che inscena una rissa (*)

Sergio Smacchi
Rapinatore "Banca di Torino" e "Banca d'Italia" (*)

Stelio Candelli
Forestier (*)

Adolfo Lastretti
Lazzari (*)

Giuliana Rivera
Moglie di Carlo Morel (*)

Omero Capanna
Carcerato che tenta di uccidere Betti (*)

Cesare Di Vito
Dottore (*)

Renzo Giovanni Pevarello
Carcerato che inscena una rissa (*)

Attilio Dottesio
Uomo derubato da Raffaele Cacace (*)

(*) non accreditato




"L’obiettivo del poliziesco all’italiana si allarga. Esaurita ormai la serie dedicata alle grandi città il campo d’azione abbraccia questa volta mezza Italia spostandosi rapidamente fra le grandi metropoli del nord con relativi hinterland. Protagonista il solito aitante, spregiudicato commissario cui presta le sue sembianze il non meno solito Maurizio Merli, al quale diede gloria il Garibaldi televisivo. Sceso da cavallo Merli si è specializzato nel ruolo del poliziotto americaneggiante sia pure in una cornice tipicamente nostrana. […] Violenza e ritmo concitato sono gli accorgimenti ai quali ricorre il regista Franco Martinelli per nascondere le incongruenze della incredibile vicenda […]"
Leo - Il Messaggero - 03/12/1976


Una rapina al Banco di Torino, un pulmino con a bordo una scolaresca freddamente sequestrato, è questa l'aria che si respira in Italia, un paese colpito quotidianamente da aggressioni violentissime atte a destabilizzarne l'apparato sociale, politico ed economico. Il film del '76 si sviluppa dapprima a Torino, poi a Milano, e quindi a Genova, triste e bellissima, dove Jean Albertelli (John Saxon) dirige e controlla loschi traffici, dal contrabbando alle rapine fino ai sequestri più spietati. Per combattere il crimine il commissario Betti, interpretato da Maurizio Merli, efficacissimo come sempre nel rappresentare la giustizia e la legalità con il suo personaggio, è un uomo disposto a tutto per ristabilire l'ordine. In questa pellicola è affiancato dal commissario Arpino (Raymond Pellegrin) di Milano, dai modi meno violenti e apparentemente più rassegnati. Il film è agile e snello, tenendo lo spettatore sempre sulla corda, con il fiato sospeso, dall'inizio alla fine, senza nessuna pausa. Il commissario Arpino rimarrà paralizzato per il resto dei suoi giorni, costretto allo scoiattolo per salire le scale, e alla carrozzina elettrica per muoversi nella sua "prigione dorata". Il commissario Belli invece morirà, freddato da una scarica di mitra esplosa da una Fiat 127, ucciso dalla malavita, impersonale e distruttiva. Geniale la sequenza finale, in cui il regista usa tre fermoimmagini riducendo la faccia spettrale del commissario, il viso terrorizzata della bella Luisa e il bandito a mitra spianato sulla utilitaria, a fotografie sgranate e in bianco e nero tipiche dei quotidiani, fornendo così la scena di un taglio giornalistico scarno ed essenziale.



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