|
"Caratterizzato dalla violenza e dal sadismo questo film di Sergio Grieco […]. [E’ un] film che, ovvio nella trama, poggia quasi per intero sul truculento spinto all’eccesso, quasi che l’intento della regia fosse solo quello di battere, in materia, un record. […]" | Cer - Il Messaggero - 09/12/1977 |
Consegnato alle cronache come uno dei film preferiti in assoluto da Quentin Tarantino (tanto da inserirne una sequenza divenuta ormai celebre all’interno del suo Jackie Brown), la pellicola mantiene in buona parte le promesse legate alla sua fama di antesignano del genere pulp.
La storia, ambientata curiosamente fuori dagli ambienti metropolitani e precisamente ad Ancona, narra di un gruppo di evasi, che torna a seminare il terrore dopo un periodo di riposo forzato in gattabuia, capeggiato da Helmut Berger nei panni di Nanni Vitali, criminale bello e dall'istinto pazzoide e feroce in balìa della sete di vendetta nei riguardi delle persone che lo hanno tradito o che cercano di mettergli il bastone fra le ruote.
E il primo a pagare caro la ritrovata libertà di Nanni è un certo Bergamaschi, ambiguo rappresentante di commercio con il vizio della soffiata, che viene prima pestato perbenino nel mentre la belva stupra la sua donna, e poi annegato sbrigativamente con secchiate di calce viva.
La starlette di turno è qui incarnata (in maniera generosa) da Giuliana alias Marisa Mell, all'epoca reale compagna di Berger, 70 kg. di carne di vitello e un apparente strabismo ai limiti dell’imbarazzo, che in un primo momento asseconda le non proprio timide avances sessuali di Helmut, ma che poi decide di vuotare il sacco alla Polizia, svelando le intenzioni della belva in procinto di assaltare la fabbrica dove suo padre è custode.
Ad arginare la straripante violenza della belva il solo, intempestivo e miope commissario Giulio Santini, impersonato da un moscio Richard Harrison, lontano anni luce dai commissari di ferro del poliziesco all’italiana, che si lascia sfuggire in maniera banale per ben due volte il pericoloso malvivente.
In più, la sbiadita fotocopia (anche fisica) di Maurizio Merli non pare particolarmente scosso e disposto a darsi una mossa neanche quando Nanni e un suo giovane complice rapiscono suo padre e sua sorella, interpretata da una giovane Marina Giordana, invero assai conturbante e a suo modo più sensuale della più titolata Mell.
Ma a suo parziale riscatto, nel finale, un clamoroso colpo di culo permette al commissario di intercettare la base dove i rapitori tengono prigionieri i suoi cari e di liberarli, malconci ma ancora vivi, e soprattutto di (ri)assicurare alla giustizia il pericoloso pluri-omicida.
Cosa altro aggiungere?
La belva col mitra, definito “eccessivo” perfino da un critico illuminato e abitualmente pacato come Marco Giusti all’interno del suo Dizionario dei film italiani stracult, è a nostro giudizio paradossalmente meno spietato di altre pellicole come Milano Odia o addirittura meno crudo di film come I violenti di Roma Bene dello stesso Grieco.
Fatto sta però che su tutto il film aleggia un'atmosfera malvagia e malsana oggettivamente non riscontrabile in nessuna altra pellicola del genere; merito indubbiamente del regista ma soprattutto della straordinaria e intensissima interpretazione di un Helmut Berger che già da solo vale il biglietto, giocando con il suo personaggio oltre i confini della paranoia e mandando lo spettatore a letto predisposto per un genuino incubo notturno.
Ottimo il doppiaggio dello stesso Berger e tutta da scoprire la OST di Umberto Smaila, che si apprestava a diventare famoso come il capo simbolico dei Gatti di Vicolo Miracoli; molto buona anche l'edizione in widescreen del VHS di Lamberto Forni che compensa il prezzo non proprio popolare.
|
|
|