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 << I film della Pollanet Squad (POLIZIESCO) >> 
Roma l'altra faccia della violenza (1976)  
Con
Marcel Bozzuffi
Commissario Carli

Anthony Steffen
Ing. Alessi

Enio Girolami
Ferreri

Jean Favre
Giulio Laurenti

Roberta Paladini
Carol Alessi

Sergio Fiorentini
Nardi

Stefano Patrizi
Giorgio Alessi

Franco Citti
Berté

Enzo Andronico
Avvocato Tarantini

Francesco Ferracini
Donati "Er Biondo"

Umberto Liberati
Stefano Righi

Aldo Massasso
Procuratore

Valerio Merola
Andrea

Marcello Monti
Marcello Monti

Luca Raffa


Valentino Simeoni
Uomo in bagno in albergo (*)

Rolando De Santis
Uomo che aggredisce la polizia (*)

Rina Mascetti
Donna dal fioraio (*)

Luciano Zanussi
 (*)

Franca Scagnetti
Donna col carretto che blocca auto della Polizia (*)

Nestore Cavaricci
 (*)

Settimio Scacco
Delinquente arrestato alla sala biliardo (*)

Umberto Santolamazza
 (*)

Aristide Caporale
Uomo al bar (*)

Sandra Wolff
Donna rapinata alla villa (*)

Dolores Calò
Donna che aggredisce i poliziotti (*)

Iolanda Fortini
Donna che aggredisce la polizia (*)

Armando Tortorici
Poliziotto (*)

Lella Cattaneo
Donna rapinata alla villa (*)

Lina Franchi
 (*)

Benito Pacifico
Bandito (*)

Franco Diogene
Avvocato di Laurenti (*)

Giovanni Vannini
Avvocato (*)

Massimo Vanni
Vanni (*)

Pino Ferrara
Uomo fuori dallo stadio (*)

Raffaele Di Mario
Portiere d'albergo (*)

Sergio Smacchi
Rapinatore alla stazione (*)

Tom Felleghi
Lodovici (*)

Attilio Dottesio
Uomo aggredito (*)

Angelo Ragusa
Rapinatore alla stazione (*)

Franco Ukmar
Poliziotto (*)

Sergio Testori
Rapinatore (*)

Gianni Solaro
Ing. Laurenti (*)

Vittorio Ripamonti
Uomo rapinato alla villa (*)

Dino Mattielli
Gigi (*)

(*) non accreditato





Co-produzione italo-francese del 1976, unisce in sè la violenza sfrenata tipica dei polizieschi italiani, e la sottigliezza narrativa d'oltralpe. Marcel Bozzuffi nei panni del commissario Carli ha i modi un po' freddi e pacati, distanti i da quelli di altri famosi colleghi; come non pensare al Betti di Maurizio Merli, o al Belli di Leonard Mann? La polizia è più riflessiva e meno manesca, nonostante i tanti morti ammazzati, ed è quindi spesso scavalcata dal cittadino giustiziere Alessi, interpretato da un Anthony Steffen (al secolo Antonio de Teffè) un pò a disagio nel ruolo, a cui hanno ammazzato la figlia Carol con una pistolettata al cuore nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Originale e ben costruita è la contrapposizione tra la delinquenza della Roma bene dei Parioli, spietata e priva di regole morali, e quella della Roma de borgata, tutto sommato più leale e rispettosa della vita altrui. A rappresentare i giovani delinquenti di buona famiglia, Girolami chiama il libero armato e pericoloso Stefano Patrizi a cui affianca uno strepitoso Jean Favre nel ruolo del capobanda e un aristocratico Valerio Merola ai debutti cinematografici, componendo così un tris di facce da cazzo mai più eguagliato in tutto il resto del sotto-filone dei polizieschi della Roma bene. Il film alterna in maniera molto efficace scene di azione e suspense e non presenta lacune di sceneggiatura, riuscendo a provocare negli spettatori il disprezzo più assoluto verso la classe alto-borghese, marcia sin nelle viscere. E così il pubblico non potrà soffocare il moto di compiacimento nel vedere i giovinastri cadere uno dopo l'altro per mano dell'Angelo Vendicatore, e rotolare nel fango, lì dove l'Autorità è costretta a scontrarsi contro il muro di gomma creato dal denaro e dal potere. La pellicola ci regala però sequenze indimenticabili anche nella trattazione della faccia più naturale della violenza. Quella, cioè, istituzionale delle periferie-ghetto, con la cattura del solito Franco Citti al Tiburtino e allorquando il "Biondo", classico delinquente della Roma dei quartieri poveri, fuggendo, viene investito prima da una moto e poi travolto da un autobus che lo divide orrendamente in due tronchi. Il finale a sorpesa conclude un lavoro sicuramente ben scritto e assolutamente ai vertici dell'intera cinematografia poliziesca, non mancando di lanciare scomodi messaggi sociali: primo fra tutti l'impossibilità molte volte per la polizia di essere più forte dei soldi, non potendo così assicurare una giustizia capace di giudicare con lo stesso metro, e il povero teppista della periferia, e il ricco figlio di un potente altlocato.



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